Beatrice non ha paura
dell’età che avanza, almeno questo crede.
Teme però la
riduzione delle aspettative.
Il restringersi
claustrofobico del mondo.
Più lo conosce e più
diviene piccolo (il mondo, s’intende).
Fa tutto ciò che si
deve fare:
beve molta acqua
(anche quando non ha
sete anzi, soprattutto quando non ne ha),
fa respiri profondi
(ogni volta che si ricorda di respirare),
a pranzo carboidrati
a cena proteine,
non fuma ed è casta.
Il sabato in edicola
acquista un quotidiano, ogni volta diverso.
Arrivatata a casa lo
getta, intonso, nella raccolta differenziata.
Prende delle pillole,
a orari fissi. Così le ha detto il dottore.
Le regolano l’umore.
Lei pensa sempre che
le regolino i sorrisi e il sonno e la fame e che quindi,
in realtà, nulla le
appartenga.
Lei pensa che anche
il pensiero che sta pensando proprio ora
non sia proprio suo.
È un pensiero pensato
dalle molecole che le somministrano.
Ma non fa nulla, in
fin dei conti va tutto abbastanza bene.
Se non fosse per
questa storia delle aspettative.
Se non fosse per
questa sensazione di futuro assente.
Beatrice ha 16 anni e
nessuno le ha mai detto di volerle bene.
Rebecca di Santo
Paul Hill, Legs over high Tor, Matlock, Derbyshire 1975 |
di Vlad-Artazov, fotografo ceco |
di Zanele Muholi, Umalzi, Sudafrica |
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