Uno, due, tre
ora riscende. Tre, quattro, cinqueeeeeeeeee, ecco, sta risalendo. Cos’è che mi
fa più paura? Cos’è che mi fa venire di più il vomito?
Questa puzza è
la mia e degli altri. Non riesco a non sentirla è come se uscisse dal mio naso
o forse vi entra ed io non lo so più che direzione abbia.
Fin qui c’è la
visione iniziale. Io conosco anche la visione completa, me l’hanno raccontata i
giornali. Conosco attraverso lenti e filtri. Il giornalista raccoglie le
testimonianze e le riporta. Ma non è attraverso quegli articoli che le immagini
passano davanti ai miei occhi. Sono micro sensazioni molto forti. Io vedo
attraverso i sensi. E da qui si ricomincia.
Dai, arriviamo.
Appena arriviamo qualcuno mi porta verso un materasso e mi fa sdraiare. Che
poi, piuttosto, vorrei lavarmi.
Non può pensare
così. Questi sono pensieri troppo formati. Questa è roba troppo lucida.
Ho la sensazione
di qualcuno che mi guarda. Ma non mi guarda da fuori, mi guarda da dentro come
se tutto fosse già accaduto. Da una parte è un sollievo, qualcuno sa cosa
accadrà e se non interviene è perché sa che tutto andrà per il meglio. Però
vorrei mi facesse almeno dormire. Vorrei che mi portasse qui la voce di nonna
che canta quella canzone senza parole. Quella che mi ci addormentavo e sembrava
il vento. Perché devo riuscire a scappare.
Ahahahahahhah!
Scappare? Ma sto già scappando, sì. È che non sapevo di avere un corpo fino a
questo momento. Un corpo che fa male ovunque. E Tu smettila. Tu che guardi
smettila!
Ora mi
rannicchio e dormo. Ora dormo e tu mi proteggi perché sai come andrà a finire.
Ma ho anche fame e sento che dentro il grembo mi raschia. Come se fosse finita
l’acqua e il fango in fondo si stesse fondendo coi sassi. Il mio grembo si va
polverizzando e magari fosse che anch’io mi riduco in materia finissima, per
non sentire. Per arrivare, in fondo alla fuga. Ma sento che arriva… e quattro,
cinque e sei pare che voliamo anche se da qui dentro non vedo niente. Forse
l’odore peggiore è quello acido del vomito. Quando uno di noi parte con un
conato è difficile resistere e parte una squadra di suoni e si rovesciano
stomaci e succhi gastrici.
Dentro non ho
più niente, se non te. Che sei così piccino.
Mi spiace ma io
il bambino lo vedo. Ho la mente proiettata sulle ecografie. Sul movimento
rallentato che arriva attraverso il gel e lo schermo. Il suono del
monitoraggio. Cavalli in corsa, confusi
nello spazio aperto dell’oceano materno. E l’eco del suo essere.
Ma sei vivo?
Mi viene addosso
il peso di quelli che mi stanno vicini. Chissà se è vero che quando arriviamo
non ci faranno nessun imbroglio. Che ci lasceranno per bene. “E spostati!” che
non respiro. Dio che odore che arriva da su? Magari già ci siamo. Magari fra
poco è aria pulita e terra.
Oddio basta, non
ho niente da vomitare solo questi succhi acidi che mi stanno bruciando la gola.
Amore mio. Me
stessa e te. Com’è quella parola francese? Caprice, un capriccio degli dei. Ho
iniziato a sentire un sapore unico nella bocca qualche giorno dopo aver capito
di essere incinta. Era il tuo sapore. Ora ti sento travolto. Come se tu stessi
scomparendo.
Ma è normale, mi
dico, tu stai nascendo e io devo svuotarmi di te.
Mi si rigirano
le viscere.
L’odore non è di
buono. Mi sta mancando l’aria.
Tutti addosso ed
io che non riesco a proteggerti. O ma com’è che ci rotoliamo tutti giù? Ma sono
fiamme. E acqua. questo è morire. E noi dobbiamo vivere, invece. Una volta per
tutte.
“Fermi!
Fermiiiiiiiiiiiiii! Fatemi scendere. Fate scendere mio figlio. Fatelo nascere."
Numero 288 e
numero 289. Sepolti insieme.
Porto rispetto a
questa nascita nella morte. Li hanno trovati ancora legati alla loro preziosa
comunicazione. Cordone ombelicale nel cordone ombelicale.
Lampedusa 3
ottobre, 2013
Nella foto Divan, nato su un barcone. [fonte onuitalia.com] |
Salerno, 4 novembre 2017
Recuperate in mare circa 400 persone.
Anche i corpi di 26 donne.
Annegate in viaggio.
L'ipotesi è quella di omicidio.
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