mercoledì 20 gennaio 2016

"Il casuale mestiere di vivere" di Rebecca di Santo


Il letto lasciato sfatto. 

Il comodino di Leila con un portasigarette ed un 

libro. 

Il premio Strega di quest'anno "La luna e i falò".

Leila è uscita mentre un'alba argentata carezzava

Torino. 

Ha camminato sui binari del tram. 

Tutto il giorno al Museo Egizio ed ora, che è sera, è 

di nuovo sulle scale diretta alla stanza 237. 

Col desiderio di sdraiarsi, leggere di Anguilla e di 

Nuto, fumarsi una sigaretta.

Cesare è nella stanza 238. 

Guarda il suo diario. Lo tiene chiuso, lo gira e lo 

rigira. 

Respiri senz'aria. 

Nero fuliggine nello sguardo. 

Una fila di bustine di sonnifero aperte sulla 

scrivania. 

Ne ha aperta una ogni ora. 

Nel silenzio isolato che chiamano suicidio. 

Come se stesse pregando. Invocando. 

I suoi leggerissimi occhiali. L'invisibile filo d'amore 

per la vita. 

Il Poeta è esangue. L'uomo è pronto ad andarsene. 

Senza amore.

Leila apre con accidentale violenza una porta 

mentre ancora deve inserire la chiave. 

Capisce subito l'errore. 

Cesare sussulta e si volta di scatto. 

Una ad una vanno a terra le bustine. 

Leila lo riconosce. 

Cesare si ferma, la mano fra i capelli a ravviarli.

Rebecca

Constance Dowling e Cesare Pavese

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