domenica 4 settembre 2016

La Parola Morte. di Rebecca


Omissione.
È un peccato?
Sì, è un peccato
poiché tralasciare volontariamente qualcosa è una scelta e tralasciare vuole dire scantonare.
Nonostante la quantità di immagini, nonostante la quantità di parole abbiamo un Ospite che evitiamo:
la Morte.
Ma la evitiamo ambiguamente.
Al pari della sessualità, ne facciamo gran mostra, parole e drammaticità ne sono la rappresentazione costante.-
Ma non sappiamo più cos'è.
Non ci domandiamo cosa ci sia prima.
Cosa dopo.
Ed è questa la desolazione. L'Imbarbarimento nel Cuore della Barbarie.
Le morti che ho sentito raccontare sono le morti dei nostri figli torturati.
Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Giulio Regeni.
Ce ne sono altri, lo so.
In effetti a loro affianco tutte quelle creature, bambine o adulte, che sono state risucchiate dal Mar Mediterraneo.
Ma perché loro?
Perché?
Mi permetto di toccare l'estremo col lembo sciocco del mio pensiero.
Ciò che è ingiusto non viene da un capriccio. Ciò che è ingiusto viene da un mondo scuro e crudele.
Il mondo cupo che chiude la porta e dentro le stanze esercita il suo stupro.
Questa morte è l'unica a cui sento di avere qualcosa da chiedere.
Queste morti hanno un sapore di gelo nella bocca.
La morte è indifferente.
Arriva al termine di un dolore, di uno shock, arriva come un lampo.
Ci sono mani ad uccidere.
Ci sono cavi elettrici.
C'è il silenzio del sopruso, voluto dal potere.
Ricordo Alekos Panagulis.
Uomini che hanno subito violenza alla quale hanno risposto con una forza stravolgente.
Così l'assente è la morte.
Poiché ciò per cui i genitori si battono non è la Resurrezione,
ma il riconoscimento della colpa.
Riuscire a dire che quell'orrore,
quel corpo violato,
dichiarano una volontà, il delirio di onnipotenza.
Lo schifo di sangue e umori
piace solo a chi della vita non sa
a chi della vita non ha sentito il sapore.

Rebecca




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