Femminicidio:
omicidio di una donna per questioni di genere, ma anche
qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di
una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne
la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento
fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte
composto di femmina e -cidio uccisione.
Testi originali pubblicati su
Fotogramma dal film “Turn me On, Dammit!” |
Fotogramma dal film “Turn me On, Dammit!”
|
Nel 2013 l’Italia ha prodotto una Legge in merito al
femminicidio, nell’ottica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla
prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. Convenzione
Ciò che nella legge si evidenzia è che il femminicidio è
una violazione dei diritti umani.
Le pene, nel tempo, si sono inasprite (fino
all’ergastolo) ed è affiorata la difesa dei diritti degli orfani vittime di
violenza domestica. Sospensione immediata del diritto di reversibilità della
pensione del coniuge ucciso.
Ma le leggi non producono cultura, almeno non
nell’immediato, così il delitto o la violazione dell’identità femminile da
parte dell’uomo rimangono, in Italia e non solo, un problema sociale.
Il femminicidio ha in sé una radice da poco recisa,
ovvero il “delitto d’onore”, non si tratta di una radice di superficie ma di
una radice profonda che ha visto il Codice Penale 19.10.1930 con la Legge 587 delittod'onore, con questa legge si riteneva
l’omicidio di una moglie, sorelle o figlia come un delitto di natura diversa da
altri delitti o da altre lesioni personali. La legge faceva sì che con il “delitto
d’onore” l’assassino avesse delle attenuanti e il femminicidio veniva punito
con un nulla di carcere, da uno a tre
anni. Queste legge è stata abrogata il 05.08.1981. Per chi è nata nel nuovo
millennio potrà sembrare tanto tanto tempo fa, ma così non è. Il 1981 è ieri
dal punto di vista culturale. art-587-omicidio-e-lesione-personale-a-causa-di-onore
I "verbi" sono presi dalla campagna contro la violenza di genere di noino.org |
Ad oggi, in Italia, la prima causa di morte delle donne
dai 14 ai 44 anni è la violenza subita da un uomo.
Il delitto d’onore rimane in tutta evidenza un delitto
psicologicamente concepito dagli uomini che con noi convivono. Quegli stessi
che ci amano, che di noi si ritengono garanti e protettori, che ci preservano
dai pericoli come fossimo fragili fuscelli nelle loro mani.
In 7 casi su 10 i femminicidi si consumano all'interno
del contesto affettivo.
Le armi da fuoco sono lo strumento principale usato per
uccidere, molti avvengono con armi da taglio.
Ma molti sono gli omicidi a "mani nude"
(percosse, strangolamento, soffocamento), così si muore, ammazzate. Per mano di
chi abbiamo amato, o per mano di chi ci ha fatto avere paura.
La violenza di genere, in tutte le sue sfumature, non è
il parametro unico da cui osservare il rapporto donna-uomo, ma è di certo
quello che più di tutti evidenzia chi siamo nel confronto di genere.
Le discriminazioni sono attive in ambiti ben noti:
politica, università, ricerca, istituzioni bancarie, e non a caso cito i luoghi
in cui la carriera o l’accesso prevedono un certo livello di cultura acquisita. Non a caso cito luoghi che
fanno della speculazione intellettuale, delle capacità finemente psicologiche e
delle attitudini relazionali un fulcro. Ebbene è qui, in questi contesti
democratici e alti che le discriminazioni fanno ancora più effetto.
In questi luoghi, al linguaggio sessista, sdoganato in
ogni dove, si aggiunge la qualità delle diverse mansioni, delle diverse
retribuzioni, dei diversi accessi gerarchici.
Quante sono le parole della discriminazione?
Tante e tutte efficaci.
Un breve video ce ne ricorda alcune. ParoleDegenere
Si legge nelle informazioni che accompagnano il video:
Quante sono le parole della discriminazione?
Tante e tutte efficaci.
Un breve video ce ne ricorda alcune. ParoleDegenere
Si legge nelle informazioni che accompagnano il video:
Con questo cortometraggio Pietro Baroni prova combattere
queste discriminazioni verso le donne, per raccontare e denunciare.
Perché parlandone si ha l’occasione di spiegare meglio, non
ignorare e rivendicare il proprio diritto di essere donna.
Le battute citate nel video sono vere, tratte da situazioni
che le donne intervistate hanno vissuto realmente.
Centinaia di persone hanno prestato il loro volto
pronunciando una serie di frasi sessiste e hanno interpretato i personaggi che
compaiono nel video.
Solo fino alla metà degli anni ’60 gli squilibri ormonali
femminili faceva sì che una donna non potesse divenire Magistrato.
Quindi siamo ancora all’alba di una società di pari.
Poi ci sono giorni che ci dicono che siamo nel pieno
della barbarie.
In questo luglio 2017 la barbarie si è palesata.
Quattro donne uccise, una ragazza picchiata ora fuori
pericolo in due soli giorni.
Cosa emerge, oltre il punto di vista sociale?
Emerge che denunciare non salva la vita.
Emerge che denunciare non salva la vita.
Tante delle donne che vengono assassinate, hanno subito l’orrore
della violenza, la paura di essere seguite, picchiate, violentate.
Io stessa denunciai un amico, ero giovanissima.
Erano gli anni ’90, e il massimo che mi fu consigliato di
fare presso il Commissariato di Polizia, consistette in un esposto con il quale
la Polizia procedeva a intimare a quella persona di non avvicinarsi nella mia
zona, di lavoro e di abitazione.
Andavo al lavoro accompagnata, ma questo non bastava,
comunque me lo ritrovavo sull’autobus, nei pressi di casa, telefonava in piena
notte al telefono fisso.
Non so cosa accadde. Dovetti chiedere più volte l’intervento
delle Forze dell’Ordine.
E poi finì.
E poi finì.
Non so cosa accadde, ripeto. Semplicemente lui non
apparve più.
Quindi è questa la parte delicatissima, ciò che accade quando
si trova il coraggio di denunciare. Il coraggio di dire “quest’uomo mi fa del
male”.
Rispetto a ciò che ho appena raccontato, ho ricevuto molti più abusi in realtà.
Abusi "leggeri" (è possibile definirli così?) nell'ambito delle amicizie familiari.
Gli adulti di cui ci si fida. Io ero bambina e poi poco più che bambina. Dall'altra parte sempre un uomo più grande che faceva di quella fiducia naturale uno strumento di sopruso e prepotenza. Con la tracotante sicurezza (culturale?) che quella bambina avrebbe taciuto. Così fu, infatti.
Rispetto a ciò che ho appena raccontato, ho ricevuto molti più abusi in realtà.
Abusi "leggeri" (è possibile definirli così?) nell'ambito delle amicizie familiari.
Gli adulti di cui ci si fida. Io ero bambina e poi poco più che bambina. Dall'altra parte sempre un uomo più grande che faceva di quella fiducia naturale uno strumento di sopruso e prepotenza. Con la tracotante sicurezza (culturale?) che quella bambina avrebbe taciuto. Così fu, infatti.
La prevenzione e il controllo.
Chi è coinvolto? La scuola, la sanità, le forze dell’ordine,
ma sui territori ci sono le associazioni, alle quali rivolgersi. Queste operano
abbracciando le vittime da più punti di vista: legale, psicologico, medico.
Il femminicidio non è solo condurre a morte una donna, è
femminicidio tutta quella violenza, quella sopraffazione, operata sulla donna
all’interno di un rapporto amoroso.
E tutto questo inizia molto presto, sin nei rapporti della
primissima adolescenza.
Un’età in cui si imita l’amore con audacia e senza consapevolezza del futuro.
Pensare alla confusione e alla paura indotte da un rapporto morboso e violento in
giovane età fa male. Oltre al timore si innescano processi di finzione e
sottomissione.
Lì dobbiamo vigilare come genitori, come insegnanti, come
confidenti dei nostri figli.
Perché la radice di questa cultura dell’umiliazione e del
possesso venga estirpata.
Altre vie non ci sono, se non la parola e la vicinanza.
E, nella vita, tanta fortuna. Questo ho vissuto finora.
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