Nonno Antonio ama i nipoti. Andrea e Angelo.
Andrea è muto.
Due gemellini esili come giunchi. Capelli biondi così sottili da sembrare impalpabili.
Le sue mani rigide e solcate non riescono a carezzarli. Li spostano semmai e, a volte, qualcuno rimane impigliato nei polpastrelli ruvidi.
Seduto sulla sedia a rotelle ascolta la radio, sonnecchia, scoreggia e si lamenta.
I bambini addobbano l’albero di natale. Nonno ride. Neanche capisce perché. Non li capisce quei due. Ma sono uno spasso.
Ora giocano ad ornare il nonno. Qualche pallina sulle gambe e nelle mani, un paio all’orecchio e poi fili d’argento e lucine.
I bambini sono eccitati e nonno ride.
Spengono la luce. Rimangono solo le intermittenze che sembra facciano impazzire la stanza.
Accendono le tre candele rosse con gli angeli. E iniziano a ballare mentre Angelo canta.
La cera cola sulle mani del nonno.
Nonno ride e fa cenno di no. Ma ride.
La cera va anche sui capelli e con la cera una fiammella. I capelli rapidi si infiammano.
I gemellini ridono. Nonno tossisce e sputa e sente bruciare.
I gemellini saltano e ridono.
Nonno afferra l’aria attorno. Prova con le mani. Gli manca il respiro.
Riesce ad acchiappare un giunco. Il fuoco ha preso i fili d’argento. I vestiti. La stoffa lisa della sedia a rotelle.
Nonno Antonio non molla. Sotto le dita nodose serra il polso del bambino.
Il fuoco si allarga.
Gli occhietti di Andrea esprimono l’urlo che non può uscire dalla bocca.
La fiamma rumorosa raggiunge i fili per terra; i fili in un brevissimo istante fanno divampare di vero fuco tutto l’albero.
Nessuno sapeva, prima, che un rogo è veloce e che ha una voce violenta. Ti mangia mentre ti squaglia la carne.
Mentre il nonno brucia.
Mentre il delicato bambino biondo, artigliato, arde.
Mentre Angelo è in bagno con la radio accesa a tutto volume.
Rebecca
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