Ho questo pensiero in testa e non se ne va.
Ho il pensiero che va a Maria (e chiedo scusa a
questa creatura se uso il suo nome).
La bambina trovata a galleggiare in una piscina.
Sono due gli elementi insostenibili sui quali il
mio pensiero rimbalza:
i suoi vestiti lì, attorno alla piscina
e la violenza che ha subito.
I suoi vestiti fanno male perché mi rimandano a un
gesto noto, naturale. Quando andavo in piscina, piegavo gli abiti di mia
figlia, e li stendevo sul prato, vicino agli asciugamani. I vestiti di una
bambina di 9 anni parlano di lei con naturalezza e amore.
Poi il vero tarlo è quello della violenza sessuale.
Una bambina nemmeno capisce cosa le sta accadendo e
muore completamente persa nel delirio mostruoso di un adulto.
Questo è insopportabile.
È insopportabile dentro le viscere.
C'è un mondo maschile in totale delirio.
Del femminicidio si parla fra donne, il
femminicidio è omicidio di donne, e l'altra parte tace.
Un silenzio dannoso dal quale dovrebbero levarsi
reti contro la violenza di genere.
Reti contro lo stupro.
Vorrei la voce degli uomini a restituirci
un'elaborazione emotiva e sociologica che squarci questo silenzio.
Maria aveva nove anni.
Portava con sé la delicatezza propria di un mondo
in lentissima trasformazione.
Cos'altro deve accadere?
Cos'altro deve accadere per togliere il sonno a
tutti noi spettatori di questa follia?
Bambine violate, trattate come straccetti.
Eppure io le grida le sento.
Il dolore è acuto.
Uomo mi dici qualcosa?
di Rebecca
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