giovedì 5 novembre 2015

Chiara, no. di Rebecca di Santo

Alcune storie divengono, loro malgrado, esemplari.
Il privato di una persona, di una famiglia, rischia di divenire emblema di qualcosa di pubblico.
Addirittura emblema del diritto che, come cittadini di una stessa Nazione, condividiamo.
Ma c'è altro.
Ci sono padri e madri, sorelle e fratelli, che espongono il corpo dei loro figli per narrarne la storia.
Il corpo di Federico Aldrovandi, il corpo di Stefano Cucchi, quello di Marcello Lonzi, quello di Riccardo Rasman.
Li espongono per urlare un'evidenza, per urlare che un corpo martoriato non è un corpo colpevole.
Non è colpevole di certo di morte naturale, come spesso viene attestato.
Non è colpevole di aggressione, per Aldrovandi si tratta di un ragazzo "contro" quattro poliziotti.
Non sono corpi colpevoli, l'evidenza lo dimostra nei lividi e nelle lesioni da corpi contundenti degli organi interni.
Lo dimostrano le omissioni e le bugie che offendono ancora quei corpi.

Ma ciò che è accaduto oggi è un'anomalia perfino in questa oscenità complessiva.
Oggi il corpo martoriato esposto è un corpo vivo.
Un corpo da cui emerge ancora il 'soffio vitale' che incatena alla biologia.
Chiara Insidioso Monda è stata picchiata così tanto da essere ridotta in coma.
Aveva 19 anni ed era il febbraio dello scorso anno.
Il corpo dell'amata violato da un pestaggio. Il corpo dell'amata pestato dal convivente.
Il suo coma è durato 11 mesi.
Si è risvegliato, di lei, il corpo (in parte), lo stato vigile (in parte), e chissà cosa ne è della sua anima.
Suo padre ha esposto il corpo.
Lo aveva già fatto per mostrare al Mondo, alla Vita, la testa segnata di sua figlia.
I capelli rasati, le cicatrici, le fosse.

Ora offre di nuovo agli Dei quello scricciolo di essere dolente e lo fa per evidenziare il danno subito e l'ingiustizia subita e il dolore che si rinnova accanito.
E il padre di Chiara Insidioso Monda, ci offre, attraverso la realtà in cui ora vive la figlia, un paradosso.

Chiara si è salvata.
Non è morta sotto le percosse assurde e prepotenti.
Eppure non è viva.
Non può riscuotere il resto della vita.
E la sua pena non finisce. Ancora di più la pena dei suoi genitori.

Ed è qui che il paradosso si rivela perché proprio oggi il suo carnefice, la bestia feroce, l'amante egoista e assassino, proprio oggi ha avuto ridotta la pena.
Dai 20 anni di reclusione ai 16.
4 anni di vita a lui donata.
Nel 2030 sarà un uomo libero, mondato.
Nel 2030 cosa sarà Chiara?
Sarà in buona parte ciò che è oggi, ma sarà ancora peggio.
Perché suo padre che oggi la mostra, sua madre che oggi urla "vergogna" sotto questo Cielo, potrebbero non esserci ed allora lei non sarà libera.
Chiara dal febbraio 2014 non sarà mai più libera.
Invece Maurizio Falcioni di fatto già lo è.
È stato giudicato.
Conduce la sua vita. In reclusione, nel rimorso (forse), ma pur sempre padrone di muovere i piedi.
Può muovere le braccia e sfogliare un libro.
Può grattarsi la testa.
Può guardare un film.
Può respirare e parlare e dire cosa prova.
Chiara no.

Chiara si è salvata.
Non è morta sotto le percosse assurde e prepotenti.
Eppure non è viva.
di Rebecca di Santo

Chiara, ragazza.

Chiara, oggi.

Chiara e Molly



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