Hanno
incatenato la sua bocca
e
legato le sue mani alla pietra dei morti.
Hanno
detto: “Assassino!”,
gli
hanno tolto il cibo, le vesti, le bandiere
e
lo hanno gettato nella cella dei morti.
Hanno
detto: “Ladro!”,
lo
hanno rifiutato in tutti i porti,
hanno
portato via il suo piccolo amore,
poi
hanno detto: “Profugo!”.
Tu
che hai piedi e mani insanguinati,
la
notte è effimera,
né
gli anelli delle catene sono indistruttibili,
perché
i chicchi della mia spiga che va seccando
riempiranno
la valle di grano.
Mura nel villaggio di Ramallah, Cisgiordania. |
Mahmoud Darwish, poeta palestinese.
al-Birwa, 13 marzo 1941
Houston, 9 agosto 2008
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