venerdì 4 dicembre 2015

"La mia donna" di Rebecca di Santo

La vedo in spiaggia. È nervosa e tesa, ma è così amabile parlarle.
Mai una risposta superficiale. Mai un'osservazione stonata.
Come intonasse canzoni, mentre lo sguardo, un po' vago, sorride.
E ti sorride sì, come ti stesse accompagnando nel suo giardino fiorito, nel chiostro dei suoi pensieri.
È pigra e il suo corpo è pesante. 
Ma femminile e silenziosa quando, luce lieve negli occhi, ti dice che vivere è così bello:
"Guarda che riflessi nell'acqua. Senti il rutilare delle onde. E il sapore della schiuma di birra..."
E poi si alza.
Va verso il mare. 
Da sola, o in compagnia, avanza verso un visibile piacere.
Le donne e soprattutto gli uomini vorrebbero entrare in acqua con lei.
Rubarle quella invisibile felicità che la coglie.
Il peso di quel corpo si scioglie, come zolletta di zucchero si scioglie e rende sapore a ciò che le sta attorno. 
La mia donna soffre così tanto nel non potersi fondere.
Nel non potersi unire all'armonia del fluire. 
Per questo ritorna a riva, nervosa ancora una volta.
Lei mi abita dentro ed è favoloso ospitarla.

Rebecca di Santo


Rebecca di Santo

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