Mi chiama.
Sento la sua voce prima che le sue labbra emettano il suono.
Avverto che sta per parlare da come scricchiola il parquet. Da come le ruote della sua sedia raschiano l'aria. Dal respiro che si fa lungo e profondo, come se prendesse fiato ed energia.
Potrei rispondere ancor prima di sentirlo, ma ogni volta resisto. È l'unico gioco che posso fare con lui. Lo faccio con lui, eppure è un solitario.
Sento la sua voce prima che le sue labbra emettano il suono.
Avverto che sta per parlare da come scricchiola il parquet. Da come le ruote della sua sedia raschiano l'aria. Dal respiro che si fa lungo e profondo, come se prendesse fiato ed energia.
Potrei rispondere ancor prima di sentirlo, ma ogni volta resisto. È l'unico gioco che posso fare con lui. Lo faccio con lui, eppure è un solitario.
Io qui, quasi sempre nella stanza a fianco.
A ricordare di com'era
essere ragazzi, amici, scanzonati e impavidi.
Ecco, fra poco mi chiamerà, sentirò urlare il mio nome dopodiché lui mi confonderà con suo padre, suo figlio o con chissà chi altri.
Ecco, fra poco mi chiamerà, sentirò urlare il mio nome dopodiché lui mi confonderà con suo padre, suo figlio o con chissà chi altri.
Rebecca
di Diggie Vitt |
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