Mi rimprovera continuamente.
Io sento che mi rimprovera di essere viva.
Non lo fa con le parole, lo fa coi silenzi, con certi sguardi ciechi. Lo fa quando facciamo l'amore e ci mette un attimo, pensando solo a se stesso.
Mi rimprovera quando passa l'arrotino in strada e lui mi chiede di portare giù i coltelli; lo sa che mio padre faceva da sé e vuole mostrarmi che quel mondo è finito.
Mi rimprovera quando provo a spiegare e lui nemmeno mi guarda e, improvvisamente, si finge concentrato su qualcosa. Mi rimprovera quando tratta come un nonnulla il fiore del mio esserci.
E per rimproverarmi usa il silenzio, usa la mia solitudine. La mia paura.
Tutto è iniziato quando dopo la mia laurea, ha capito che lo avrei messo a tacere.
Da quel giorno è iniziato il calvario della gelosia.
Lo lascerò soltanto quando sarò stata capace di inghiottire la sua lingua.
Quel giorno gli metterò un collare e un guinzaglio teso. E non è detto che lo porterò a pisciare.
Rebecca
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