giovedì 3 dicembre 2015

“Nuove psicopatie. Vecchie solitudini” di Rebecca di Santo


Beatrice non ha paura dell’età che avanza, almeno questo crede.

Teme però la riduzione delle aspettative.

Il restringersi claustrofobico del mondo.

Più lo conosce e più diviene piccolo (il mondo, s’intende).

Fa tutto ciò che si deve fare:

beve molta acqua

(anche quando non ha sete anzi, soprattutto quando non ne ha),

fa respiri profondi (ogni volta che si ricorda di respirare),

a pranzo carboidrati a cena proteine,

non fuma ed è casta.

Il sabato in edicola acquista un quotidiano, ogni volta diverso.

Arrivatata a casa lo getta, intonso, nella raccolta differenziata.

Prende delle pillole, a orari fissi. Così le ha detto il dottore.

Le regolano l’umore.

Lei pensa sempre che le regolino i sorrisi e il sonno e la fame e che quindi,

in realtà, nulla le appartenga.

Lei pensa che anche il pensiero che sta pensando proprio ora

non sia proprio suo.

È un pensiero pensato dalle molecole che le somministrano.

Ma non fa nulla, in fin dei conti va tutto abbastanza bene.

Se non fosse per questa storia delle aspettative.

Se non fosse per questa sensazione di futuro assente.

Beatrice ha 16 anni e nessuno le ha mai detto di volerle bene.



Rebecca di Santo


Paul Hill, Legs over high Tor, Matlock, Derbyshire 1975

di Vlad-Artazov, fotografo ceco
di Zanele Muholi, Umalzi, Sudafrica

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