martedì 1 settembre 2015

A14, di Rebecca di Santo

A14
Alba faceva marchette all'area di sosta dopo Lanciano, sulla A14 direzione Bologna.
Bella come non ti aspetti di vederne, in un posto come quello e a fare quel mestiere. Di sguaiato aveva solo la bocca, a causa di una caduta in bicicletta quando era ragazzina, una cicatrice le allargava le labbra dandole un'espressione perlopiù immota di pagliaccia ghignante.

Con lei si fermavano soprattutto i camionisti, quelli che poi da lì proseguivano verso oltralpe. L'abitacolo dei tir è uno dei luoghi più puliti al mondo, questo lo sapeva perché suo padre era stato un padroncino, ed amava il suo mezzo. Il miglior tempo insieme lo avevano trascorso proprio lì, su quel bestione, per piccole commissioni di lavoro e a passare spugne, o i panni di pelle di daino, per lucidarlo nei particolari.

di Tamara Dean
Era riuscita a non avere un magnaccia, solo, ogni tanto, faceva visita alla caserma della Polizia e ci passava qualche ora. Lì trovava ragazzotti alle prime armi, in tutti i sensi, e i graduati, più viziati e, talvolta, brutali.
Si era innamorata una sola volta nella vita, nell'estate dei suoi dodici anni. La sera, dopo cena, scendeva coi suoi in piazza e insieme si fermavano al bar di Egidio. Chiacchiere, gelati, caffè freddi e caldi, Alba aveva preso ad andarsi a mettere sulle sedie all'interno del bar e giorno dopo giorno aveva conosciuto le canzoni di Guccini, quelle di Bertoli e, soprattutto, aveva conosciuto Giacomo.
A vederlo lo aveva visto già un milione di volte, ma in quelle sere se ne innamorò.
Giacomo era uno dei tagliaboschi del paese, l'Appennino è generoso di legna. Le sue camicie avevano le maniche lunghe, ma lui faceva dei risvolti fin sui bicipiti, per vanità avrebbe dedotto da adulta, ma da bambina nessuna malizia colpiva l'immagine del suo bello.
Anche lui passava buona parte della serata dentro il bar, silenzioso, con la testa leggermente reclinata e il sorriso sghembo che più che sulla bocca si affacciava nello sguardo.

Tutto scuro, carnagione, occhi, capelli. Non parlava mai con Alba, ma alcune volte lei sapeva che la stava osservando e allora si sforzava di ricordare le parole della canzone che stava andando, perché sapeva quanto a lui piacessero quei cantautori. Così, anche senza parlarsi, lei era sicura che ci fosse qualcosa fra loro, qualcosa che le dava una gran gioia e che le faceva scegliere i vestiti da mettere e le canzoni da ascoltare.


di Tamara Dean
Quando chiese a sua madre di prenderle una cassetta di Bertoli, la madre si stupì, lei amava la musica americana, fra gli italiani avrebbe scelto Claudio Villa e Gianni Morandi.
Alla prima fiera però prese una cassetta coi successi di Bertoli e la regalò ad Alba.
Così di giorno aiutava in casa, cantava Bertoli e fantasticava sull'incontro serale.
Giacomo aveva ventitré anni, a differenza di altri che in paese avevano già cercato fra le cosce di Alba fingendo gesti casuali, lui non aveva queste smanie e così per lei era entrato di diritto nel mondo dei buoni.
I suoi le avevano detto che il mondo dei buoni esisteva di certo, meno sicuri erano invece dell'esistenza di quello dei cattivi e così lei era venuta crescendo.
Poi, in quelle serate, ad un certo punto arrivava una donna, prendeva qualcosa da bere e si portava via Giacomo.
A quel punto il bar, la piazza, la notte e anche Bertoli, si svuotavano. Rimanevano appesi come goccioloni di pioggia su una grondaia quando è già finito il temporale.
Alba allora si avvicinava al tavolo dei suoi, si metteva a sentire le chiacchiere dei loro amici e tornava bambina. Mangiava il gelato, arrivava il sonno e si poggiava sulle gambe della madre che iniziava a carezzarla fra capelli e orecchio.
Con la fine dell'estate gli appuntamenti si diradavano. La sera venivano giù gli acquazzoni e la voglia di starsene in casa prendeva il posto di quella di uscire.
Qualche volta incrociava ancora Giacomo, ma per strada, di passaggio, oppure quando si metteva in finestra e lo vedeva andare. Poi dimenticò tutto. 

di Tamara Dean









Era cresciuta e c'erano stati anni di grande confusione.
Suo padre era morto. Sua madre aveva preferito far ritorno al paese di origine. Alba l'aveva seguita, per un po'.
All'area di sosta non è cambiato molto di fatto.
Il mondo rimane svuotato per la maggior parte del tempo poi, inaspettatamente, compare qualcuno del mondo dei buoni e Alba sa che si può lasciar andare.
Gli altri sono povere bestie, anime pericolose di cui lei ha più pena che paura, anche perché, in quel grande paesaggio svuotato che è il suo cuore, che male possono farle?
                                                                  

                                                                   di Rebecca di Santo

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