domenica 13 settembre 2015

Il Volto delle Donne. di Rebecca di Santo

Nel 2014, ad Agra, città del sud dell'India, è stato aperto un locale: Sheroes Hangout Café.
Si tratta di una caffetteria molto speciale, fra le sale e salette, fra le sedute esterne, il terrazzino e i tavolini all'interno, gli avventori che entrano trovano una biblioteca, un emittente radiofonica, una boutique e la caffetteria vera e propria.
Il nome scelto per il locale dice molto she + heroes = sheroes, più che eroine ma di certo donne.

E questo è il loro "hangout", il loro ritrovo e il loro punto di arrivo per un nuovo futuro.
Le donne che si prendono cura di questo luogo sono a tutti gli effetti eroine.


Somayeh Mehri aveva 29 anni al momento dell'aggressione, sua figlia Rana ne aveva 3.
Nel 2011, dopo anni di abusi domestici, Somayeh voleva lasciare il marito, l'acido fu la sua risposta.
La foto è di Taken in Bam.
Somayeh è morta nel 2015, le complicazioni sono state davvero troppe.
Sua figlia Rana è viva, deturpata ed ha perso un occhio.
    
Rana, in una foto di Asghar Khamseh del 2015.
Fra le braccia una foto con la sua mamma.....


La caffetteria è stata aperta grazie alla volontà e al sostegno di Stop Acid Attack, associazione nata nel 2013 a New Delhi, per tutelare le vittime di violenza con acido, vittime maschili e femminili.



Giochi nella Caffetteria.

La prima iniziativa che ha richiamato l'attenzione sulla necessità di farsi carico socialmente delle donne offese dagli attentati con acido, è stata quella voluta da Musarrat Misbah, imprenditrice pakistana che, grazie alla Depilex Smileagain Foundation ha raccolto i fondi necessari per aprire 25 saloni di bellezza, i Centri Depilex, nei quali assumere e "trattare" donne sfigurate. 
Sokreun Mean, 36 anni. è stata operata più di 20 volte. non ha più gli occhi.
foto di Paula Bronstein

Musarrat Misbah si trovò fisicamente di fronte ad una donna sfregiata dall'acido che le chiedeva aiuto. Questo ha fatto sì che l'imprenditrice focalizzasse la sua attenzione sulla condizione assurda nella quale vivono uomini e donne sopravvissuti a questo tipo di violenza ed è così passata all'azione. Offrire un lavoro, per di più nell'ambiente dell'estetica, ambiente in cui si lavoro molto sul viso, offrire la possibilità di divenire figure professionali in grado anche di rendersi autonome rispetto ai saloni, ha significato davvero molto; sia per le singole donne che sono state coinvolte, sia per il forte impatto culturale:
quei volti non devono nascondersi ma sono in evidenza, quei volti raccontano una storia di cui la legge deve farsi carico.

Lucia Annibali


Avere a disposizione un'arma come quella che di fatto è l'acido, è davvero troppo semplice, sia per la reperibilità delle sostanze necessarie, sia per l'economicità di tali sostanze. 

Le percentuali citano anche la presenza di uomini acidificati, di fatto il numero delle vittime femminili si impone. La sottomissione economica e culturale nella quale vivono è un fattore di rischio che le espone alla violenza materiale, laddove questo fenomeno è spaventosamente diffuso, le donne sono davvero considerate sorta di proprietà dell'uomo.

Qualsiasi manifestazione di volontà, qualsiasi affermazione di disaccordo viene punita poiché considerata impossibile.
Il Sorriso come Riscossa.

L'uomo che subisce un NO, si sente legittimato ad uccidere.
Una donna che non voglia un matrimonio (organizzato senza la sua volontà), una donna sospettata di avere tradito il suo compagno (promesso sposo o sposo), una donna che rifiuti un rapporto sessuale, una ragazza che non possa dare un contributo economico al momento del matrimonio... ecco queste sono tutte condizioni che "autorizzano" una vendetta.
Sono molti i Paesi in cui questo stato delle cose è presente: India, Bangladesh, Pakistan, ma anche Stati africani come Nigeria, Etiopia, Uganda. In Europa e in America non c'è una casistica tale da costituire un problema di ordine sociale. 
Sokreun Mean, 36 anni. è stata operata più di 20 volte. non ha più gli occhi.
foto di Paula Bronstein


Le parti che vengono colpite sono il volto e i genitali. Il volto è evidentemente ciò che identifica una persona, ciò che la rende se stessa. I genitali sono il "luogo" da punire, ciò che è più desiderato e che va "eliminato". I genitali e il volto sono ciò che distingue la donna, che la rende unica e desiderabile, ciò di cui il maschio si sente proprietario, ultimo depositario del destino.

Non c'è età che garantisca protezione, non c'è status sociale. Fra le vittime sono molte le bambine colpite per scelta o per "caso" poiché erano con le madri al momento dell'attacco.



lei è Socheata Bun, 5 anni al momento dell'aggressione.
era con sua mamma, bersaglio dell'attacco.
foto di Paula Bronstein


La nostra sensibilità è stata molto colpita dal caso di Lucia Annibali, sfigurata per volontà di Luca Varani da due sicari. Luca Varani è stato riconosciuto colpevole e condannato a 20 anni di reclusione. Luca Varani voleva la morte della sua ex. Questa storia ci ha colpito molto per la sua ferocia e perché Lucia Annibali non si è nascosta, anzi, ha testimoniato e testimonia che colui che non ha più futuro è il suo aggressore, lei con tutte le difficoltà, può guardarsi allo specchio. Di certo vedrà un volto ferito, ma potrà avere stima di sé ed essere fiera della sua forza.

È fondamentale che la società accolga queste donne e racconti le loro storie.

È importante ovviamente per ogni singola donna che deve ricostruirsi una vita e una volontà, ma è ancor più importante per non fare finta che i fatti non avvengano. 
La visibilità di questi casi, sta lentamente modificando l'approccio legislativo alla violenza.

L'intenzione di chi aggredisce è quella di uccidere, perché di acido si muore.

Il contatto delle sostanze corrosive con la pelle produce effetti devastanti, se non c'è un intervento pressoché immediato l'acido brucia la pelle, la carne, le ossa, tutto ciò con cui entra in contatto. 


Le donne che non rimangono uccise riportano dei danni permanenti soprattutto alla vista.

Molte di loro non sono semplicemente cieche, non hanno più gli occhi.

La legge potrebbe molto qualora divenisse più severa, in Bangladesh e, più recentemente in India, si è passati a regolamentare la vendita e l'acquisto degli acidi ed è anche aumentato il risarcimento di cui la vittima può usufruire, pur sempre molto basso. 

L'acquisto di acido va motivato e può essere eseguito solamente se si mostrano i documenti e si registrano le proprietà generalità.
In Pakistan è previsto l'ergastolo, qui nel 2010 gli attacchi con acido sono stati 8.000, un numero abnorme, tenendo anche conto che le denunce non vengono fatte da tutte le donne, perché per denunciare ci vuole ancora una volta un grande coraggio e un grande sostegno.
In Cambogia, altro Paese con una percentuale assurda di attacchi, il Cambodian Acid Survivor Charity opera dal 2006 per la cura delle persone ferite con l'acido. Il centro garantisce cure chirurgiche gratuite, sostegno psicologico, e grande pressione sui media con divulgazione a tappeto dei dati degli attacchi e informazione sullo stato di salute delle vittime.
Grazie a questo impegno costante e prezioso la legislazione si è fatta più severa anche in Cambogia, sia per quanto concerne  la vendita delle sostanze corrosive, sia per quanto riguarda le pene inflitte ai responsabili degli attacchi.
Keo Srey riposa nel letto n° 8 del Cambodian Acid Survivor Charity.
foto di Paula Bronstein


I processi troppo spesso si trasformano in atti di vergogna e accusa per le donne, sappiamo cosa significhi questo, anche in Italia un processo per violenza sessuale è ancora un processo alla donna, alla sua femminilità, alle sue abitudini sessuali o al suo stile in fatto di abbigliamento.

Le leggi dovrebbero essere chiare nei confronti delle pene per i responsabili degli attacchi, dovrebbero garantire sia la copertura economica delle cure necessarie alle vittime sia l'assegnazione di un risarcimento per il danno morale.

"La Vita non è una Fiaba" di Alexandro Palumbo.


E quindi il locale dalla cui porta siamo entrati, racchiude tutto questo mondo.
Vi lavorano Rupa, Riita, Geeda e Netu.
Rupa è stata aggredita quando aveva 15 anni. Non l'ha aggredita un uomo, ma la matrigna che non voleva si sposasse. Eppure, negli anni, Rupa si è ritrovata, e all'interno della caffetteria mostra e vende i suoi abiti, perché Rupa è una stilista.
Ritu è sata aggredita da un parente per essersi rifiutata sessualmente. Nel locale si occupa della cucina.
Ma Sheroes Hangout non è solo un luogo in cui mangiare o acquistare vestiti, lo scopo non è commerciale.
L'Associazione che lo ha voluto e le donne che se ne occupano sanno come sia necessario sopperire alla difficoltà, per una larghissima fascia di popolazione, di accedere alla cultura; così si tengono laboratori per insegnare alle ragazze l'uso del computer, laboratori di cinema, arte, cultura generale e, importantissimo, programmi di informazione sui diritti e sulle procedure legali in caso di violenza.
Ritu e la sua collega, in cucina.



Raccontare le loro storie è un modo per dire loro "io sono con te".
Raccontare le loro storie fa la differenza.
Abbiamo sentito di certo una frase molto bella che Anna Magnani disse al suo truccatore, ovvero di non coprirle le rughe che rappresentavano la sua vita le sue conquiste. 
Ecco è diritto delle sopravvissute all'acido poter mostrare le cicatrici e sentire che raccontano una storia futura, una storia di possibilità.
Questo è il vero passaggio culturale. Il perdente è l'aggressore.

Alcune parole di Lucia Annibali:
"Voglio ringraziare il mio volto ferito che mi ha insegnato a credere in me stessa, a fare un salto verso la persona che ho sempre desiderato essere. Oggi mi sento padrona della mia vita e dei mie sentimenti. Ho un progetto da cui ripartire per avere una vita felice. Il mio volto sono io. Parla di me, del mio dolore e della mia speranza." 
"Siamo chiamati a scegliere che tipo di persone vogliamo essere. E sarebbe bello se, in questo momento di follia collettiva, voi sceglieste di fare la differenza, di essere originali. Di essere gentili, affettuosi, amorevoli verso le vostre compagne. Alle ragazze auguro di essere libere, di essere voi stesse e di non lasciarvi convincere che c'è qualcosa che non va in voi. Il tempo trascorso lasciando che qualcuno ci ferisca non ritorna. Ho imparato che esiste un solo tipo di amore: quello buono, che ti rende felice, che ti sprona a migliorare, che è indipendenza e libertà. Per amare nel modo giusto non bisogna avere fretta. È necessario conoscere prima se stessi e darsi il tempo di conoscere l'altro."
"Alle donne voglio dire voletevi bene, tanto, tantissimo. Credete in voi stesse e sappiate che ogni atto di violenza subita non dipende mai da voi che amate l'uomo sbagliato ma da lui che lo commette."


nella Caffetteria.



per chi voglia andare a conoscere le Eroine alla loro Caffetteria:

Sheroes' Hangout
Opposite the Gateway Hotel (Taj View)
Fatehabad Road, Agra
Uttar Pradesh, India


fonti web che mi hanno permesso di conoscere e scrivere.
grazie a tutti,
Rebecca di Santo

http://www.stopacidattacks.org/


http://www.acidsurvivors.org/ 

http://archivio.internazionale.it/news/da-sapere/2013/08/12/perche-aumentano-gli-attacchi-con-lacido

http://cj.ibnlive.in.com/the-heroes-of-agra-sheroes-hangout-cafe/44213/

http://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2015/08/01/news/india-120253810/

http://www.sheroeshangout.com/

http://www.aljazeera.com/indepth/inpictures/2014/11/pictures-india-cafe-sheroes-201411277424433930.html

http://www.thepostinternazionale.it/mondo/india/le-donne-che-si-ribellano-all-acido

http://www.thepostinternazionale.it/mondo/india/caffetteria-india-donne-vittime-attacchi-acido

6 commenti:

  1. ottima sintesi delle varie problematiche.

    RispondiElimina
  2. straordinario reportage, ti chiedo il permesso di condividerlo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. certo che puoi, in fondo al testo ci sono le fonti da cui ho preso molte delle informazioni.
      grazie

      Elimina
  3. Mi sento sempre più indignata per questi "diritti" maschili e le atroci e ingiuste difficoltà e dolori che queste donne debbono affrontare.
    Ma, soprattutto, sono arrabbiata per come questi uomini schifosi vengono puniti, Confido in una giustizia futura sempre più appropriata per i carnefici e per le loro vittime

    RispondiElimina
    Risposte
    1. la giustizia sta iniziando a fare i conti con la forza delle vittime.
      sempre più protagoniste di un futuro che vogliono come "degno"!

      Elimina