mercoledì 23 marzo 2016

"Sangue del ghetto" di Rebecca di Santo

Abitavano al ghetto. Ma non erano ebrei. Bettina non sapeva cosa volesse dire. Vedeva solo che molti amici andavano via. Chi riusciva scappava, gli altri li venivano a prendere, con la forza. Suo fratello Franco era il suo mito. Mentre Franco leggeva ad alta voce per tutti, dopo cena, arrivò il suono osceno delle sirene d'allarme per le bombe. Bisognava correre ai ricoveri. Bettina un po' rideva, un po' era triste. Quella notte mise le mani fra le gambe: c'era sangue.
Era il menarca.
Guardò con vergogna tutti quegli sguardi di bambini spauriti attorno. Gli stessi occhi che l'indomani la cercavano mentre un camion, troppo grande, separava i figli dalle madri. Gli uomini dal futuro. Il senso dalla follia.
Bettina inciampò nella palla verde di Roberto. La palla era ferma, mentre Roberto veniva spinto sul camion e si trovava incastrato fra un telone scuro e il corpo di un grosso militare, un nazista serio e muto. 
Tutti gli altri attorno a lui, adulti e bambini, sembravano impazzire in urla scomposte da sotto da dentro da tutti i luoghi.
Roberto aveva i grandi occhi fissi sulla palla verde. La palla venne spostata da un movimento d'aria quando i camion partirono.
Nessuna bomba saltò, scoppiò il silenzio improvviso nel ghetto.
Bettina non ebbe più alcuna mestruazione.
                                                                               Rebecca di Santo
                                                                                                                                  
Il 16 ottobre 1943 i nazisti portarono via dal ghetto di Roma 1259 persone: 689 donne, 363 uomini, 207 bambini.
Queste le parole dell'ufficiale nazista Herbert Kappler:
"Oggi è stata iniziata e conclusa l'azione antigiudaica seguendo un piano preparato in ufficio [...]. Nel corso dell'azione che durò dalle ore 5,30 fino alle 14,00 vennero arrestati in abitazioni giudee 1259 individui e accompagnati nel centro di raccolta della scuola militare. Il trasporto è fissato per lunedì 18 ottobre alle ore 9,00."
Il trasporto del 18 ottobre aveva come destinazione Auschwitz.
Di tutti i deportati di quella mattina tornarono a casa solamente 16 persone.
Nessuno dei bambini.



Adolf Hitler


















il rastrellamento nazista del 16 ottobre 1943 nel ghetto di Roma

il rastrellamento nazista del 16 ottobre 1943 nel ghetto di Roma
Uomini dell’Unità Seeling, una delle compagnie della polizia d’ordine che hanno effettuato la retata del 16 ottobre.
Fondazione Museo della Shoah

Biglietto consegnato dai nazisti durante la deportazione del 16 ottobre.
Archivio privato Renato Di Veroli



2 commenti:

  1. bisogna ogni minuto della nostra vita ......RICORDARE...RICORDARE...e soppratutto....RACCONTARE!!!!!

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    1. ogni istante deve contenere memoria e futuro.
      se così facessimo saremmo davvero Umani.

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